Storia dei gioielli ai tempi dell’Impero Romano

Il lungo regno e la posizione influente nel continente europeo assicurarono all’impero Romano la fama di forza trainante per molte forme d’arte. I Romani riuscirono a raccogliere influenze da molte civiltà conquistate e vicine adattandole alle proprie necessità ed usi.

Grazie alla possibilità di accedere ad un’ampia gamma di materie prime e tecniche provenienti dalle culture egiziane, greche e celtiche, i loro artigiani poterono produrre articoli di gioielleria che vengono considerati fra le più belli ed evoluti. Tuttavia, anche con l’abbondanza di oggetti decorativi a disposizione, la popolazione preferiva vestire in modo molto semplice.

I gioielli che venivano indossati più di frequente erano le spille che servivano per appuntare i vestiti, i talismani, i bracciali e gli orecchini quali amuleti per proteggersi dagli spiriti maligni e gli anelli. Questi ultimi erano indossati soprattutto dagli uomini e diedero origine alla tradizione dei sigilli di famiglia da applicare alla cera fusa.

Sono stati rinvenuti gioielli con disegni di animali e serpenti avvolti su se stessi i quali rappresentavano l’immortalità. Le decorazioni venivano impreziosite con smeraldi e peridoti importati dall’Egitto e con corniola, diaspro, lapislazzuli ed onici importati dalla Persia.

I diamanti e le perle venivano tenuti in gran considerazione come dimostrano gli insediamenti permanenti dedicati alla produzione di perle sparsi per tutto l’impero.

Dopo la caduta dell’Impero Romano, molte delle tradizioni legate ai gioielli, sono state assorbite dai paesi circostanti.

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